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Il fascino della processione di Sant’Andrea che Rossellini catturò per ‘La macchina ammazzacattivi’

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Diventa lecito pensare di essere portatore della volontà di Sant’Andrea se improvvisamente ti accorgi di avere un potere sovrannaturale, specie se ti trovi nella città che ospita le sue spoglie. Al fotografo Celestino, assai devoto al Patrono di Amalfi, capita che, dopo l’incontro nella notte della festa con un vecchietto – che alla fine si rivelerà essere il demonio -, possa decidere di far morire una persona scattandogli una foto tramite una prima foto che la ritrae.

La Corsa di Sant’Andrea doveva aver suscitato una certa curiosità in Roberto Rossellini, che nel film La macchina ammazzacattivi, girato fra Atrani, Amalfi e Maiori dal 1948 al 1952, dà importanza a quella che per gli Amalfitani era una tradizione acquisita soltanto di recente (nel 1946).

Una scena che, superati gli ostacoli che la critica e il pubblico dell’epoca interponevano al film, contribuì alla sua fama e consacrò al tempo stesso la tradizione nel borgo costiero.

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Alla fine, però, il fotografo – che nel frattempo ha fatto “pulizia” delle persone a suo parere cattive – scoprirà che a dotarlo di quel potere non era stato Sant’Andrea, che non gli avrebbe permesso di uccidere nessuno, e che, soprattutto, si trattava in realtà di uno strano sogno.

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