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Costiera Amalfitana: lavoro senza diritti, camerieri e cuochi piangono in silenzio

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di EMILIANO AMATO

La Costiera Amalfitana, si sa, è una eccellenza nel settore turistico di alta fascia, riconosciuta a livello planetario. Da Vietri sul Mare a Positano ricettività di lusso, ristoranti stellati, super yacht ormeggiati in rada, e personaggi del jet set internazionale disposti a spendere anche 4 o 5mila euro a notte per una suite. Ma nell’industria turistica tutto è bello e buono: dietro le facciate scintillanti c’è un mondo non sempre conosciuto. È quello dei lavoratori: camerieri, cuochi, addette alle pulizie, inservienti, ritrovatisi ad accettare di tutto, salvo poi piangere in silenzio. Negli ultimi anni vengono chiamati, collaboratori, ma in molti casi sono soltanto salariati. Altro che “risorse umane”!

Una premessa è d’obbligo: sono mosche bianche quelle aziende, specie alcuni degli alberghi 5 stelle lusso e le realtà storiche sviluppatesi nel tempo e in continua evoluzione, che puntano sull’alta qualità e sul benessere del proprio staff, selezionato e qualificato.

Scriviamo spesso di operai che imbracciano le bandiere sindacali e scendono in strada: chi presidia i cancelli e chi sale sui tetti delle fabbriche. Disperazione, spesso generata dal rischio di una chiusura imminente. Ma dove il lavoro esiste e l’azienda sopravvive (anzi, va a gonfie vele), sopravvive e va a gonfie vele anche il lavoratore?

Ingaggio, a quali patti e condizioni? Ci sono casi, anche nella scintillante Costiera Amalfitana in cui mancano gli standard minimi per poter lavorare, ma molto spesso le aziende, specialmente le medio-piccole e a conduzione familiare, chiariscono che non c’è posto per tutti: strumenti e materiali costano, serve ancora arrangiarsi. Di chiedere un giorno di ferie, specie tra luglio e agosto, non se ne parla neppure. Bisogna ingegnarsi a far tutto, qualsiasi sia la mansione di propria competenza. Se provi a puntualizzare o a dissentire e magari fai notare che in piena stagione stai lavorando il doppio delle ore pattuite, vieni redarguito e poi messo alla porta. Il lavoro eccedente oltre il normale orario, straordinario e supplementare, non viene certo retribuito.

Tutti siamo utili, nessuno è indispensabile, la risposta. E non è possibile segnalare i maltrattamenti, pena la perdita del posto e la gogna nel settore. È una catena, non la puoi spezzare, è la catena che ti tiene al palo, che tiene forse l’intero sistema al palo. O che teneva.

Già, perché quegli stessi datori di lavoro oggi si trovano in netta difficoltà: alcune aziende, anche prestigiose, risultano in declino. Sempre più numerosi sono gli ex dipendenti, scappati via, che raccontano di violazioni di diritti sociali e prestazioni sotto i minimi di legge. Qui non sempre si tiene conto che dietro il successo di un hotel, un ristorante, di un bar o di qualsiasi altra attività del mondo dell’hospitality ci sono persone in carne e ossa che con le loro qualità, la loro professionalità, creano la vera esperienza per gli ospiti.

Sono in costante aumento, in Costiera, le risorse umane provenienti dalle diverse realtà territoriali d’Italia o stranieri, a cui i datori di lavoro devono garantire vitto e alloggio. Manodopera a basso costo, che non si fa problemi a lavorare 10 o 12 ore al giorno.

Non mancano racconti di famiglie e coppie che vanno in frantumi perché il lavoro, sempre più duro, raggiunge livelli di stress insopportabili. E alla fine del mese, complici anche i canoni di locazione troppo elevati (quando si ha la fortuna di trovare una casa in affitto) e l’aumento sconsiderato del costo della vita, il conto bancario è sempre in rosso. A queste condizioni non ci sono prospettive e non si possono fare progetti.

A cosa può ambire, in Costiera, un cameriere di 35 anni con una moglie e un figlio e uno stipendio da 1200 euro?

Sicurezza e dignità sul posto di lavoro: il confine rischia di essere molto sottile. È umano lavorare con sofferenza? È umano sottomettere la propria vita al prossimo per sopravvivenza?  A guadagnarci, qui, sono solo i padroni del vapore. Che ne sanno loro degli incubi dei loro stessi dipendenti che devono ugualmente sorridere al cliente? Sono quelle persone che non hanno voce, l’ultimo anello della catena, schiacciati dall’unica logica che oggi impera in Costiera: il profitto a ogni costo.

Leggi anche:

Lavoro, carenza personale in Costa d’Amalfi. L’avv. Zeoli: «Mancanza di programmazione»

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