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Dove eravamo rimasti?

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di Antonio Schiavo

C’è più o meno sempre nella vita di ognuno un momento che gli psicologi pare individuano come “il senso del vuoto”, una sorta di sospensione temporale ma anche razionale tra le cose e le situazioni che fai volentieri e che ti danno gioia, piacere, soddisfazione e l’interruzione improvvisa quasi traumatica delle stesse.

Senza enfatizzarla troppo è proprio quello che mi è successo quando, d’un tratto, ho ricevuto dal Direttore de “Il Vescovado” la notizia che quella esperienza doveva ritenersi conclusa.

Io sono semplicemente uno che ama scrivere, lo faccio per diletto e, confesso, che mi riempie le giornate insieme alla lettura e alla varie “mattane” come la collezione di pastori e presepi e di ciucciarielli.

Quindi sono il meno indicato ad esaminare o giudicare quanto ha provocato quel brusco stop. Posso solo dire che ha generato il citato senso del vuoto perché in quello che scrivevo ci ho sempre messo cuore e passione, ricevendo sicuramente più di quanto ho dato in termini di attenzione, condivisione, riscontri e, perché no, anche critiche che, come dicevano gli antichi greci sono alla base di tutto “polemos pantòn pater esti”.

La dialettica anche accesa, appunto, che dà senso e sale alla vita di una comunità, che permette il confronto sulle cose quotidiane, sugli orizzonti a lungo termine, sui retaggi della tradizione.

Ho cercato, nei limiti del possibile su “Il Vescovado” di misurarmi con questi concetti di base e, tirando un bilancio di quella esperienza, rimango sempre più convinto di quanto un giornale possa rappresentare il comune sentire di una collettività ancorché piccola come quella ravellese.

Osservandone il respiro, evidenziandone le qualità e, senza presunzione, stigmatizzandone gli aspetti ritenuti negativi da chi scrive sempre però al fine di individuare i margini di miglioramento, evitando di farsi sovrastare da preconcetti o retro pensieri.

Devo ringraziare per questo il Direttore di aver consentito sempre, senza alcuna eccezione, di tradurre nei miei pezzettini quei valori a cui ritenevo di dover rispondere nella convinzione che, come diceva il maestro Montanelli: “il lettore è l’unico padrone del giornale”.

Questo è il viatico che mi induce a riprendere il percorso dove lo avevamo lasciato noi de “Il Vescovado”, sollecitato anche dalle tante telefonate ricevute in questo periodo di “silenzio” per molti inspiegabile.

La comunità ravellese ha avvertito e avverte il bisogno di punti di riferimento leali, trasparenti dove specchiarsi e magari trovare spunti di riflessione e sprone, di autocritica e compiacimento, di ricordi e di speranze, dei famosi orizzonti limpidi verso cui tendere.

Io sarò, noi saremo al loro fianco.

redazione
http://www.quotidianocostiera.it
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