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Amalfi

Il ciclone del Lunedí in albis del 1597

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di GIUSEPPE GARGANO

Un viaggiatore che allo scorrere del secolo XVI giungeva a Minori dal mare avrebbe visto un paesaggio un po’ diverso da quello attuale: innanzitutto una lunga spiaggia collegata a quella di Maiori; poi una schiera di orti come quella di Maiori che è esistita sino all’alluvione del 1954; ancora più dietro le mura marittime della città, oltre le quali era possibile scorgere da un lato la piazza pubblica e dall’altra la chiesa cattedrale di S. Trofimena.

I minoresi avevano trascorso una santa e felice Pasqua il 10 aprile del 1597, gustando capretti e agnelli al forno, uova, formaggi, salumi, vini rossi e vernaccia venduta allora al minuto nelle botteghe della zona bassa.

All’alba dell’11, Lunedì in Albis, il tempo atmosferico mutò rapidamente: tuoni e lampi, forte vento e onde del mare alte oltre i 10 metri, gonfiate dalla direzione meridionale. Si scatenava un ciclone mediterraneo, volgarmente detto lopa ‘e mare, d’intensità superiore alla forza 10. Era stato generato dallo scontro di venti caldi in ascensione e da venti freddi in  calata, con una prevalenza dei primi meridionali, i quali formavano gli alti e spumeggianti cavalloni marini. Lo “tsunami metereologico” determinò lo sprofondamento in mare di una parte della marina, affogò in grossi cumuli di sabbia gli orti rivieraschi, sconquassò la piazza, abbattè le mura marittime e le tirò in mare. I flutti giunsero sin davanti alla porta della cattedrale, che non era quella odierna, appartenente all’ingrandimento del tempio effettuato nel corso del XVIII secolo, bensì l’attuale accesso secondario collocato sulla parete occidentale; in pratica il mare agitato penetrò all’interno per circa 150 metri. La lopa ‘e mare del Lunedì in Albis del 1597 risulta allo stato essere la più potente tra quelle registrate dai documenti o riportate dalla memoria collettiva, seconda solo al cataclisma del 25 novembre 1343. Le muraglie furono poi ricostruite tre anni dopo grazie al contributo di 600 ducati versato dalla regia curia attraverso le imposte pagate dai minoresi. Riportiamo ora il racconto dell’evento così com’è trascritto nella Cronaca della Minori Trionfante, un manoscritto settecentesco conservato presso la basilica della S. Trofimena:

«Addì 11 del mese d’aprile 1597 … vi fu una grandissima tempesta di mare al farsi del giorno, quale fu si terribile,che tutte le muraglie della città con le porte portonnevia. Giunse fin alla porta della maggiore chiesa; ne tirò tutta la pubblica piazza e buona parte degli orti; di sorte che quello che per l’addietro era spiagge restò mare, e quello che si prese dalla piazza ed orti rimase spiaggia. I fondamenti delle antiche muraglie restarono sepelliti dentro il mare. Del quale evento non si deve tener favoloso quanto l’antica tradizione ci ha lasciato che dalla città di Amalfi negli antichi tempi si andava per spiagge, o vogliam dire marina marina sino a Maiori … Nè gli avanzi delle presenti muraglie (XVIII secolo) con le reliquie di quelle pietre che abbattute nella medesima spiaggia rimiri, giudicarti cade in pensiero esserne stati qui ripari di sopra accennati, mentre quelli furono in detto tempo ingoiati dal mare; sono ben essi quelle mura che di bel nuovo si rifabbricarono assai più dentro circa l’anno 1600, allorquando dalla Regia Corte furono fatte ristabilire con la contribuzione di ducati 600 dalla nostra Minori…».  

redazione
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