di ANTONELLO BARTIROMO*
La morte di un giovane lascia sempre tutti sgomenti, non riusciamo ad accettarlo, specie se ci s’immedesima pensando che potrebbe essere un amico, un parente, un fratello o, peggio ancora, un figlio. Ma la risposta emotiva delle folle a notizie tragiche non è sempre la stessa.
Con il compianto Nicola Fusco si cercò di bloccare addirittura il passaggio del Giro d’Italia. Con il corpo di Manuel ancora in fondo al mare abbiamo assistito – e continuiamo ad assistere – a fuochi d’artificio e feste lungo tutta la Costiera Amalfitana. La sera del 14 agosto le luci dei mezzi di soccorso solcavano costantemente il mare al largo di Capo d’Orso nella speranza di ritrovare le spoglie mortali di Manuel ma l’aria in “Costiera” era pregna della musica proveniente da ogni dove. Il 15 agosto, poi, l’apoteosi, con i fuochi pirotecnici di Maiori che illuminavano proprio le acque dove, ancora oggi, si continua a cercare ciò che resta di una vita interrotta prematuramente.
Allora è il caso di porsi delle domande. Qual è la differenza tra i due giovani? L’appartenenza a territori relativamente distanti tra loro? L’età? Visto che Nicola Fusco aveva 28 anni? Il periodo in cui si muore? Nicola scompare l’8 maggio, Manuel il 14 agosto; 98 giorni per costruire uno scudo d’indifferenza. Forse sono anche le modalità con cui si lascia questa terra a determinare una diversa risposta nelle genti. Ma sono state comunque due morti drammatiche: da un lato, un grave con un’enorme massa lanciato nel vuoto ha falciato la vita di Nicola, dall’altro un corpo galleggiante ha stroncato per sempre le speranze e le attese del giovane Manuel.
Viviamo un periodo particolare in cui rispetto e sacrificio sono stati sostituiti da indifferenza ed ostentazione ed il problema principale è che tutti tendono ad uniformarsi a questi ultimi dettami. Nelle sue lettere a Lucilio, Seneca sostiene “… e allora cosa pensi che accadrebbe alle nostre anime, qualora vi urtasse contro un’intera folla? Dovresti o imitarla o odiarla. Invece si deve evitare l’uno o l’altro eccesso. Tu non devi né imitare la gente sol perché è tanto numerosa, né detestarla sol perché è diversa da te. Rientra invece in te stesso il più possibile: ti avvicinerai a quelli che possono renderti migliore e, a tua volta, ti farai accostare da quelli che puoi rendere migliori tu. C’è reciprocità in questo agire e così uno, mentre insegna, impara”.
Ti saluto Manuel Cientanni, ma saluto chi, come te, tragicamente scompare nell’indifferenza di tutti diventando polvere di stelle.
*docente presso l’istituto comprensivo di Ravello